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Alla ricerca del pane perduto

Oggi vorrei fare una cosa diversa. Perchè non immergerci nei luoghi della terra per scoprire la storia del pane. Quanti museisaranno dedicati al pane?

(se cliccate sui collegamenti ipertestuali potrete ammirare bellissime fotografie dei relativi musei)

Iniziamo dalla Germania dove troviamo il Museum der Brotkultur.
Qui sono esposti e sintetizzati ben 6000 anni di storia del pane attraverso 18.000 reperti. L’impegno dei suoi fondatori Willy e Hermann Eiselen, è stato premiato nel 2004 con il raggiungimento del milione di visitatori.
 Nel Museo nonostante si parli di Brot (pane) sarà difficile trovare una sola briciola di pane. Questo non tanto per la pulizia teutonica, quanto per la convinzione di Willy e Hermann che il pane sia un cibo quotidiano e non un oggetto da museo Quindi il pane si mangia fuori dal museo per poi scoprirlo attraverso i reperti storici e gli attrezzi che testimoniano la sua evoluzione nella storia.
Ma ora torniamo in Italia, esattamente in Sardegna. 
Che bello il Museo del Pane Rituale.
A Borore, è presente il Museo del Pane Rituale dal 2006. Aggirandosi tra la sala dei pani quotidiani, quella dei cicli della vita ed arrivando alla sala dei pani dei cicli dell’anno, l’occhio è attratto da oltre 300 tipi di pani. Semina, trebbiatura, feste religiose e in bella mostra una vasta quantità di attrezzi.
Ora è la volta di Salemi e del Museo del Pane rituale.
La città di Salemi rende omaggio alla tradizionale festa delle “Cene di San Giuseppe” con un Museo del pane rituale e un’esposizione permanente ospitata nell’ex chiesa di San Bartolomeo .
Nel Mueso sono in mostra pani della tradizione salemitana, di tutta la Sicilia e persino esteri.
Lodigiano, invece, troviamo il Museo del Pane, allestito in cinque sale: nella prima sono presentati i cereali, materia prima per i diversi “pani” del mondo; nella seconda sala sono illustrate, con impostazione prevalentemente didattica e con numerosi attrezzi provenienti dalla collezione “Mulino Bianco”, le varie fasi del ciclo “grano – farina – pane” ovvero le modalità per coltivare il grano, per raccoglierlo, per macinarlo, per fare il pane. La terza sala è quella più rappresentativa: raccoglie oltre 500 forme di pani (pani veri) delle regioni italiane e di molti paesi stranieri europei ed extraeuropei. Nella quarta sala sono visibili le attrezzature per la produzione del pane: le impastatrici, gli attrezzi del fornaio, un banco da lavoro per impastare a mano, la ricostruzione di forni antichi e del primo ‘900. Nell’ultima sala sono esposte le “grida”, ovvero le tasse, i regolamenti e le disposizioni governative emesse nel XVIII e XIX secolo, a testimonianza dell’importanza politica ed economica che da sempre hanno avuto il grano, la farina e il pane. Sono inoltre presenti composizioni di pani artistici realizzati da abili maestri panificatori.
Se invece siete di passaggio nella valle del Savuto, potrete ammirare il borgo incantato di Panettieri.
Conosciuto più per le sue antiche tradizioni nella panificazione, è riuscito a conservare nei secoli una forte identità che gli consente, ad oggi, di rappresentare una delle gemme della Calabria.
Ultima tappa la facciamo a Ferrara, lungo le rive del Po, dove scopriamo un altro interessante Museo del Pane, una fedele ricostruzione di un antico mulino.
Il mulino è una struttura lunga 12.20 metri e larga 9,36 metri, l’opera di notevole pregio monumentale nasce dalla ricerca storica di acquistare le informazioni sui vecchi mulini galleggianti, con particolare riferimento alle loro dimensioni, tecniche, impianti e macchinari.
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